L’autore

Un giorno ho letto da qualche parte che non è possibile sviluppare una grande specializzazione se manca una grande passione.

Sono d’accordo con questa affermazione. La trovo affascinante poiché riesce a mettere assieme due mondi che in realtà sembrerebbero uno opposto all’altro. Infatti la passione è il simbolo dell’irrazionalità, dell’insensatezza e dell’incoscienza mentre la specializzazione ne è l’esatto contrario. È cioè studio costante, profondità, qualifica, perfezionamento. Il primo termine assume un significato di dipendenza e di sventatezza ed è quindi negativo; il secondo diventa positivo, valido, buono. Ma poiché il bene è figlio del male, non solo senza il male non si arriverebbe al bene ma addirittura si potrebbe concludere dicendo che il male genera il bene…

Per me è stata dura convincere la presunta “gente perbene” che si può avere anche un approccio di studio profondo e non di sola dipendenza con le leggi del caso che regolano un gioco come la roulette. Si, perché pregiudizio, ignoranza e ipocrita quanto finta morale sono ostacoli elevati. Se quindi qualcuno tra i lettori ha problemi di questo genere, accetti il mio consiglio: tiri dritto per la propria strada in maniera profonda ben sapendo che quella passione arriverà a generare competenza e specializzazione.

Non sono mai stato interessato al gioco in ottica di “colpo di fortuna” ed infattinon ho mai giocato il superenalotto. Ho però sempre pensato che il gioco potesse essere addomesticato dal giocatore capace di usare intelligenza, tattica e freddezza. Era dunque la passione che determinava l’applicazione, la ricerca, le ore rubate al sonno, i sogni e le disillusioni… Avevo però capito fin da subito che non avrei certo potuto farcela da solo e con pazienza, costanza e tanto tempo ho studiato le opere di alcuni tra i maggiori esperti. Marigny, Château, Van Bockstäele, Sadia, Della Moglie: ho letto tanto di loro e da ognuno ho “rubato” qualcosa e già nel 2009, con un’impostazione di gioco un po’ diversa rispetto al sistema illustrato nel mio primo libro “Il Metodo Lugano”, ho cominciato a produrre test e risultati interessanti.

Ho passato momenti in cui era pressoché totale la convinzione di avercela fatta definitivamente nella guerra contro la nostra macchina infernale ed ho poi avuto smentite pesanti. Oggi, quando oramai ho da un po’ passato i 60 anni, posso dire con assoluta certezza che, a patto di saper digerire l’inevitabile perdita di qualche battaglia, la guerra è alla portata di tutti quelli che riescono a far coesistere il capitale a disposizione con le vincite ambite e la freddezza nel gioco con un metodo valido. Aggiungo che non si deve credere a chi dice che la vittoria è da ricercare in chiave matematica così come non si deve credere a chi dice che la sconfitta è certa perché non vi è soluzione matematica. Non è un gioco di parole! È l’ennesima constatazione di quanto sia vero il detto “quando il dito indica la luna, vi è sempre uno stolto che guarda il dito!”